mercoledì 30 settembre 2009

H1N1

Non servono molte parole. Ormai è la quotidianità. Quotidiani, riviste, telegiornali, conversazioni al bar.
La famigerata influenza. Alcuni la temono, altri ne sono indifferenti.
Chi si occupa di HR, e come abbiamo detto altre volte, si occupa del benessere delle Organizzazioni attraverso il benessere delle persone, non può prescindere da questo tema.
In modo particolare chi è inserito in contesti multinazionali sta vivendo questo tema in modo più “sentito” e da molteplici prospettive di approccio (i lettori del post di GiuS del 22 Settembre, intuiscono a cosa mi riferisco).
In quasi tutte le aziende oggi sono apparsi i poster del WHO (World Health Organization) che in poche semplici mosse insegnano come lavarsi le mani in modo efficace.
Altri poster via via si stanno aggiungendo.
Contemporaneamente sparivano dagli scaffali dei supermercati, e dai banchi delle farmacie le confezioni della ormai famosa Amuchina (diventata trasversalmente quasi una panacea).
Il mondo anglosassone è più attento (pauroso? Previdente?), il mondo latino più disincantato (scaramantico? Superficiale?).
Tutti però si stanno misurando con questo tema.
Oggi più che mai paurosamente global. Un “giro” sui siti internet dei vari ministeri della salute offre una buona panoramica sulle culture differenti. Che fare?
Non fare nulla non è possibile. Dare troppo risalto è sconsigliato.
Ogni organizzazione mette in pratica le proprie consuetudini (riti, miti, simboli) comunicative: riunioni plenarie, intranet, leaflet sparsi nei luoghi di maggior passaggio. Ognuno utilizza il proprio “tone of voice”: discreto, rarefatto, pressante, urlante.
Le informazioni si moltiplicano, spesso si contraddicono.
Alcuni dicono che è tutta una farsa, altri sono realmente preoccupati.
La via italiana sembra essere ispirata al migliore pragmatismo: poche comunicazioni, mirate, low profile.
(Qualcuno si ricorda ancora la prima guerra in Iraq, quando i generi alimentari furono presi d’assalto? – il rischio panico da Pandemia non è uno scherzo).
Le organizzazioni più complesse si stanno dotando si sofisticati piani di business continuity, per assicurare la continuità del business.
E mentre si approntano questi piani, al contempo si esorcizzano, in qualche modo, le innate paure di cui non si ha voglia di parlare.
Nell’estate 2009, non c’è stato ombrellone alla cui ombra non sia affrontato il tema H1N1. Nei primi scorci autunnali non vi è consiglio di amministrazione che non abbia dedicato un “executive summary” al tema.
E noi come ci poniamo?
Paurosi? Ottimisti? Preparati? Distratti? Semplicemente poco interessati? O siamo tra coloro che stanno preparandosi per ogni evenienza?
Fateci sapere (se lo vorrete) il vostro parere!
Come vi state comportando personalmente, e per chi è inserito in contesti lavorativi, da un punto di vista “organizzativo”?
Eugenio Pelitti
Per non farci mancare nulla: Qualcuno avrà notato che da qualche settimana la Rai manda in onda ”Survivors”, una serie prodotta dalla BBC (revisione della serie “classica” del 1975/77). E’ il racconto di un post-pandemia....... Quando si dice il tempismo.......

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