venerdì 3 luglio 2009

Is man a social .. networker .. animal?

Non ve ne eravate resi conto? L’uomo è passato dall’essere un comune animale social ad un ben più evoluto animale social networker. La causa di questa trasformazione è semplice: alcuni precoci visionari della programmazione HTML hanno dato all’umanità intera (niente fa più globalizzazione di Facebook!) la possibilità di connettersi tramite reti virtuali di potenza pressoché infinita. Oramai è dimostrato: siamo potenzialmente connessi ad ogni individuo presente sulla faccia della Terra attraverso 6 passaggi al massimo.
Proliferano i social network, ma con quali conseguenze? Semplice: le reti di contatti sono arrivate a poter influenzare innumerevoli e fino a ieri impensabili aspetti della nostra vita. Se ci riflettiamo bene, possiamo annoverare i social network tra le fonti delle notizie più disparate: confesso di aver appreso della morte di Michael Jackson leggendo gli status dei miei contatti Facebook; e Twitter? Sembra sia diventato il modo più facile di inviare comunicazioni al mondo dall’Iran devastato dalla violenza, con tutte le manipolazioni del caso.
Abbiamo già parlato dell’impatto dei social network sul recruiting, focalizzandoci sulle potenzialità di LinkedIn (http://thelovemyjobblog.blogspot.com/2009/06/la-presenza-sul-web-puo-influenzare-la.html): uno strumento efficace per curare il proprio network online e mettersi in vetrina per future opportunità lavorative. Oggi però vogliamo occuparci d’altro, provando a comprendere l’impatto dei social network sulle organizzazioni.
Sappiamo che ogni network si concretizza in (ed è rafforzato da) uno scambio di informazioni tra i contatti. Ben prima dell’arrivo dei social network di ultima generazione, era stata la posta elettronica a rivoluzionare la comunicazione tra reti in termini di efficienza, velocità e riservatezza. Oggi questo strumento non solo è ancora saldamente l’alfiere della comunicazione aziendale, ma sta diventando oggetto di studio alla pari dei canali più innovativi che citavamo prima. Questo primo dato dovrebbe farci riflettere.
Ma approfondiamo: cito uno studio pubblicato su New Scientist (autori: Collingsworth/Menezes) e riportato da Corriere.it (http://www.corriere.it/cronache/09_giugno_23/azienda_crisi_email_mastrolonardo_7e61ad54-5fe8-11de-bd53-00144f02aabc.shtml). Nelle settimane precedenti il fallimento di Enron, il flusso di e-mail all’interno dei network aziendali era completamente cambiato, assumendo caratteristiche molto particolari. I ricercatori hanno notato come le persone fossero arrivate a comunicare esclusivamente tra “cricche”, ovvero network composti da poche persone e chiusi verso l’esterno; la mancata condivisione di informazioni vitali tra network aziendali è stata considerata come un vero e proprio sintomo dell’imminente disfatta del colosso del trading energetico.
Pur avendo a disposizione potentissimi strumenti di network intra ed extra aziendali, nei momenti di massima criticità sono le piccole cricche a dominare la scena organizzativa. Le logiche del pettegolezzo, dei riti quasi “tribali”, dei simboli e dei miti aziendali sono ancora elementi troppo difficili da sradicare dalla nostra cultura. Che rimanga tra noi..
Ma allora? Il networking mediato dalla tecnologia impatta davvero sulla vita organizzativa? E’ certo che il tema è hot; sappiamo che le aziende si stanno dotando di professionalità sempre più legate al Web 2.0; ma nei momenti decisivi, sembriamo reagire esattamente come avremmo fatto 30 anni fa, quando le prime e-mail arrancavano nei cavi di rame per raggiungere gli schermi dei nostri PC.
E voi cosa ne pensate? Enjoy!
Os

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