domenica 18 ottobre 2009

Quando il gatto non c'è i topi ballano ... o si mettono a gareggiare?

Oggi Love My Job! prende in prestito la locandina e la trama di un film comico  del 2001, (regia e produzione di Jerry Zucker) per parlare di un fenomeno abbastanza diffuso in certi ambienti di lavoro: il Rat Race.


Molti di voi non ne hanno mai sentito parlare, pur essendone - inconsapevolmente - protagonisti. Che cos'è il Rat Race? Esaminiamo la trama del film per cominciare a capire. 8 persone si contendono senza esclusione di colpi una cassetta di sicurezza contenente 2 milioni di dollari. Solo il fortunato vincitore si aggiudicherà il malloppo. Ma l'intensità della competizione porterà ad un nulla di fatto ...

Vi comincia a venire in mente qualcosa? Esaminiamo la voce di Wikipedia: "A rat race is a fierce competition to maintain or improve one's position in the workplace or social life. This term presumably alludes to the rat's desperate struggle for survival (Source: www.yourdictionary.com)." Adesso dovrebbe essere tutto chiaro: si tratta di una competizione spietata per migliorare la propria posizione, nel lavoro o nella vita in genere. Con quali risultati? Be, basta pensare alla corsa in circolo dei topolini ...

E ora ditemi: è capitato anche a voi? Aver timore di lasciare l'ufficio - a lavoro finito - solo perchè i colleghi sono ancora lì a smanettare sul proprio PC. Dover aspettare che vada via l'ultimo impiegato dell'azienda cliente (e magari sono già le 9 di sera) prima di abbandonare "la stanza" dei consulenti. Sentirsi in qualche modo "costretti" a fare qualcosa in più. Produrre quantità e nessun valore aggiunto.  Impegnarsi ad attendere sempre e comunque l'uscita da lavoro del capo, perchè "se lui/lei si accorge che sono ancora a lavoro avrò più possibilità di essere notato prima degli altri".

Il Rat Race è un chiaro esempio di circolo vizioso. Pur avendo concluso il mio lavoro, non lascio l'ufficio perchè vedo i miei colleghi ed il capo ancora al PC. Ma è possibile che anche loro stiano pensando/agendo in questo stesso modo (magari ad eccezione del capo). Il primo che esce libera gli altri. Lo chiamate lavoro questo? Lo potreste mai amare?

Cari lettori, sapete qual è l'unico criterio a dover determinare la quantità di tempo passato in ufficio o la quantità di lavoro prodotto? Il valore aggiunto, la qualità. Il concetto stesso di Rat Race viene a crollare nel momento in cui si riesce a dare un reale contributo. Capita di fare le 9 di sera in ufficio per concludere una riunione di brainstorming. Uscire dopo il capo per concludere le slide della presentazione che lui/lei farà il giorno dopo: saremo apprezzati per il contributo, non per essere rimasti un poco in più in ufficio.

A volte sono proprio gli ambienti di lavoro a causare questa forma insana di competizione. Alcune aziende provano a testare la resistenza allo stress dei propri dipendenti proponendo ad esempio contratti a tempo determinato che prevedono la forma "in or out" al termine. Sapendo che solo alcuni si guadagneranno l'"in", i dipendenti decidono irrazionalmente di competere sulla quantità, più che sulla qualità. 

Altro effetto non trascurabile di questo tipo di politiche: cosa accade ad i rapporti tra le persone coinvolte? I "topolini" smettono di condividere le informazioni che permetterebbero a tutti di fare un lavoro qualitativamente migliore; il teamwork si attenua irreversibilmente a discapito di un inconcludente arrivismo individuale; aumentano i conflitti interpersonali, incrementando il livello di stress e distruggendo il clima aziendale. Vorreste mai lavorare in un tale scenario? 

E' certamente più facile a dirlo che a farlo: in questi casi bisogna provare a non farsi coinvolgere nella gara. O almeno, il consiglio è quello di provare a spostare la competizione sul campo della qualità, tenendo bene a mente l'importanza di una work-life balance equilibrata. E' qui che il talento viene fuori e non c'è orario o gabbia che tenga.

Enjoy it (per la 50esima volta)!

Os

5 commenti:

  1. Non sono molto d'accordo....o meglio, condivido in pieno quello che hai scritto nell'articolo, ma onoestamente al giorno d'oggi a Milano gli straordinari sono la parola d'ordine.....se poi hai la sfortuna di lavorare come stagista non ne parliamo nemmeno....se non lavori fino alle 20 tutti i giorni il contratto te lo sogni!
    E poi vedo sempre più spesso nelle offerte di lavoro la mitica frase che dice: "cerchiamo un candidato che non abbia una mentalità 9-18" o cose del genere.....
    Mi sembra che la ricerca della qualità sia solo un lontano miraggio o forse sia aprropriata per profili più senior, ma ahimè noi "junior" siamo solo e soltanto "carne da macello".....

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  2. Caro Anonimo,
    ben vengano gli straordinari (che tra l'altro ci fanno entrare in tasca 2 soldini in più a fine mese) ... ma solo per produrre qualcosa.
    Nella mia esperienza non ho mai incontrato nessuno che mi abbia obbligato a stare in ufficio solo perchè prima delle 6 non si esce (anche se il lavoro è terminato).
    Fare lavoro "sporco" per un junior è comunque utile per la crescita professionale, quindi si può e si deve sopportare ... Ma attenzione a non superare i limiti!

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  3. @Anonimo: non solo i junior sono carne da macello, lo sono anche i senior; anche se condivido il proverbio spagnolo "Mal comun consuelo de tonto"

    @Os: gli straordinari sono solo un miraggio, se sei junior si aspettano che tu lo faccia a prescindere (da noi è così), se sei senior allora non ne hai diritto perchè probabilmente il livello non lo prevede...

    anche se quando fai il calcolo della tua paga oraria guadagni poco più di un operaio specializzato...

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  4. Cari Anonimi,
    personalmente sono molto d'accordo con Os.
    Il lavoro "sporco" va fatto in tutte le aziende e mi sembra ovvio che i lavori a minor "valore aggiunto" vengano assegnati ai più junior. Quante volte ci è capitato/ci capita di essere redattori di slide, pinzatori di fogli o fotocopisti?

    Fa parte della vita d'azienda! Quello a cui bisogna stare attenti è il famoso "limite" di cui parla Os.

    Come dice una mia ex-collega: bisogna sempre ricordare al nostro interlocutore (capo, collega, ecc..) che noi non siamo SOLO supporto, ma anche, e soprattutto, valore aggiunto.

    Quando veniamo coinvolti su un pezzettino di progetto (es. redazione slide), cerchiamo di capire il quadro intero, chiediamo spiegazioni su cosa si intende fare e dove si vuole andare, e soprattutto, diamo il nostro contributo creativo, il valore aggiunto (anche quando non richiesto).

    Guadagnarsi la stima e il rispetto dei propri capi/collaboratori è il primo passo per iniziare a cambiare le cose, proporre i propri punti di vista e diventare delle risorse essenziali per l’azienda… altro che carne da macello.

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  5. straordinari pagati? What's that?
    Diteci dove come quando e quanto.......

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