lunedì 14 dicembre 2009

Ci sono ancora i capi “maestri”?



In un mondo in cui tutto è velocità, fretta, (quando non frenesia), c’è ancora tempo per fermarsi ad imparare?

Come sono state le nostre esperienze con i nostri capi? Esistono ancora i capi “Maestri”?
Quei capi cioè che non solo sanno dare l’esempio di “come si fa”, ma che sanno anche raccontare “come deve essere fatto”.

Sanno ancora, i capi, dedicare tempo all’insegnamento? Sanno “allevare” coloro che guideranno l’organizzazione di domani?

Il buon capo dovrebbe essere in grado di trasmettere non solo le tecniche (che poi possono essere imparate sui libri, nei seminari, tramite gli e-learning), ma anche (e forse soprattutto) le conoscenze personali acquisite in anni di esperienze sul campo.

Da una parte i capi (spesso giovani capi, ancora indecisi sul proprio stile manageriale, e iper-concentrati sul sé), dall’altra i giovani collaboratori che desiderano occupare sempre più in fretta posizioni apicali.

In qualche modo si viene a perdere “la gavetta” o il “praticantato” (che solo a citarli sembra collocarsi al di fuori dal tempo e di leggere una pagina del libro “Cuore”).

Nelle botteghe artigiane, ci si formava (non solo semplice istruzione tecnica, ma vera formazione), si imparava, poi finalmente si poteva, a propria volta, divenire maestri. Oggi vi è una certa tendenza a perdere tutto questo.
Effettivamente se si pensa alle botteghe artigiane odierne, molti “maestri” si lamentano che i giovani non sanno più aspettare. D’altra parte i giovani vorrebbero gavette maggiormente tutelate (contratti, contributi …).

Senza “affiancamento”, quanto patrimonio si perde? Quanti errori saranno rifatti, che si sarebbero tranquillamente potuti evitare, solo perché nessuno si è fermato a raccontare che a sua volta quell’errore lo aveva già fatto?

Quante aziende oggi si possono ancora definire “scuole”. Quante organizzazioni si occupano realmente di management nel senso più pieno del termine?

Abbiamo iniziato parlando della velocità. Forse con dei bravi maestri, i tempi (di apprendimento, di realizzazione) si potrebbero anche velocizzare.

E nella nostra esperienza i capi come sono stati?

Sarà un caso, ma oggi anche le grandissime corporation che avevano il vanto (con tutti i pro e contro di questa scelta) di “allevare” i leader del proprio domani direttamente dal loro interno, nel momento delle scelte più significative si rivolgono all’esterno.  

Bisognerebbe, forse, ritrovare gli spazi per un rapporto capo-collaboratore fatto di tempi per l’ascolto reciproco, la condivisione delle esperienze (e dicono alcuni anche delle emozioni).

Risuonano le parole del filosofo francese Gilles Deleuze: “Maestro non è chi dice << fai così >> ma << fai con me >>"



Eugenio Pelitti

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